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“Tamara – La Mia Troia Senza Limiti”


di Membro VIP di Annunci69.it Angel1965
24.04.2025    |    14    |    0 6.0
"Le ho fatto firmare una lettera con scritto: Mi chiamo Tamara..."
Aveva solo ventidue anni. E già il corpo di una dea e l’anima di una puttana nata.
Era mia cognata. Ma non c’era più niente di familiare in lei. Solo carne, istinto, perversione.

Non faceva altro che provocarmi. Senza reggiseno, senza mutandine, sempre in tiro, sempre disponibile. Mi diceva: “Non voglio che mi guardi come una sorella. Guardami come si guarda una troia da usare.” E io ho iniziato a farlo.

La prima volta che l’ho dominata del tutto, le ho legato polsi e caviglie e l’ho lasciata nuda nel salotto. “Aspettami a quattro zampe, testa bassa, culo alto.” Tremava. Non di paura. Di voglia. Quando sono arrivato le ho sputato addosso, sul culo, sulla faccia, sulla figa già bagnata. “Le troie si battezzano così.” Lei godeva. Rideva. Si offriva.

Le ho ficcato il plug più grosso che avevo, le ho incastrato una pallina in gola, le ho fatto indossare la maschera da cagna. Era mia. Totalmente. La prendevo ovunque, ogni volta più forte. E lei gridava il suo mantra, come un’ossessa:
“Scopami! Umiliami! Riempimi! Io vivo per te!”

L’ho portata in macchina al parcheggio di un centro commerciale. Lì, in pieno giorno, l’ho fatta inginocchiare tra i sedili e le ho ordinato di succhiarmelo fino a farmi urlare. Gente che passava, e lei non si fermava. Più la guardavano, più si bagnava. Alla fine, le ho sbor…to in faccia e le ho detto: “Stai così. Voglio che lo sentano nell’aria quanto sei sporca.”

Una notte, l’ho filmata mentre si masturbava con un dildo enorme, spalmata sul tavolo di mia sorella, urlando il mio nome con le dita in gola e le lacrime di piacere. L’ho mandata a letto con quel cazzo di gomma ancora dentro, chiusa nella figa, perché mi ha detto:
“Voglio sentirmi piena tutta la notte, come se fossi ancora dentro.”

La sera dopo, ho invitato due amici. Lei lo sapeva. Si è messa in ginocchio, senza dire una parola. Si è fatta usare. In ogni modo. Culo, bocca, figa. Tutto. Uno dopo l’altro. A turno. Con le mani legate e il corpo tremante. Alla fine era in ginocchio, con lo sperma sul volto, sul seno, sui piedi. Ha guardato me e ha detto:
“Ce ne sono altri? Non voglio che finisca. Voglio essere presa da tutti. Voglio essere vista. Filmata. Svergognata.”

E così l’ho portata su un palco. Un locale privato. A luci rosse. Maschere. Gente sconosciuta. Tamara nuda, con una coda da troia, plug nel culo, collare al collo. È salita, si è piegata, ha mostrato tutto. Il pubblico è impazzito. Si è fatta scopare davanti a decine di sconosciuti, mentre gridava:
“Guardatemi! Sono la troia di mio cognato! La sua puttana personale!”

E io guardavo. Fiero. Duro. Maledettamente eccitato.

Il finale?

Nella mia stanza, una settimana dopo. Le ho messo un collare con scritto “Proprietà Privata”. Le ho fatto firmare una lettera con scritto: Mi chiamo Tamara. Sono la troia personale di mio cognato. Voglio essere scopata, usata, svergognata per sempre.

E l’ho marchiata.

Adesso è mia.
Ogni giorno. Ogni notte.
Come se non ci fosse un domani.
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